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Test Energia blu per 1701E

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    La resistenza e l'evidente fastidio che la loro presenza dava ai due soldati di guardia non stupì affatto Dana, la quale se lo era ben atteso: i soldati stranieri erano sempre un potenziale pericolo per la sicurezza e la loro presenza, anche quando non cercavano guai, era un catalizzatore per i guai.

    Per questo la ragazza aveva chiesto di lasciare indietro i soldati, avvicinandosi solo con il proprio lochagos... Per quanto fossero solo pochi metri di distanza, essi volevano rappresentare un cenno di pace...

    Grazie ai documenti del Santuario, fortunatamente salvatisi durante l'attacco, l'intoppo dei permessi di accesso alla città fu superato senza grandi problemi ed il convoglio poté partire.

    Consapevole che la zona della città che stavano attraversando fosse pericolosa, Dana si sedette sul veicolo di testa, sondando la situazione per tutto il viaggio, ma non dovette intervenire: gli uomini erano in gamba e si occuparono efficacemente dei mutato pericolosi, lasciandole così il tempo di guardarsi attorno.

    Kiev era sempre stata una città difficile, un luogo diffidente verso gli stranieri, ma ora che il convoglio attraversava le vie della città - a volte a passo d'uomo - le parevano Ancor più ostili del solito.

    Accolse le parole del comandante del battaglione con un cenno del capo, mentre l'espressione al nominare Mikhail fu fortunatamente nascosta dalla maschera: quanto scoperto (o, meglio, sospettato) dopo i fatti di Praga era un tarlo nella mente, un tarlo che non la lasciava mai.

    Cercando di non pensarci, almeno per non turbare il soldato in una situazione già difficile, rispose "L'amicizia che lega Kiev al Santuario nasce anche prima, dato che fu Xarda della Vergine a benedire le miniere di Nazar, dando al metallo le proprietà mistiche che hanno permesso alla città di resistere ai tumulti dell'epoca di Sin e diventare una potenza..."

    Si interruppe, riflettendo su quelle parole, che le smossero qualcosa: Xarda - a quanto sapeva - non era uno stinco di santo, ma era comunque una persona votata al bene ed il suo Cosmo aveva impregnato il metallo di un'aura benefica, che distruggeva i mutati.

    Forse quella strana polvere che assorbiva e rendeva inerte il Cosmo aveva una origine simile? Può darsi che fosse ottenuta in modo analogo? E, se sì, dove veniva trattata? In fondo Vassily aveva base lì a Kiev...

    Avrebbe continuato a porsi domande simili ancora per molto se, nel frattempo, i veicoli non fossero giunti all'Ambasciata, un edificio circondato da alte mura e protetto da molti soldati dall'aria stanca, stremata... come se fossero costretti ad una vigilanza costante.

    La cosa che colpì di più Dana, però, fu il fatto che gli Opliti e i soldati della Arch si salutassero a malapena, senza scambi e interazioni tra loro. Era la stanchezza? O i due gruppi di combattenti che difendevano quel luogo non riuscivano ad integrarsi?

    Era l'ennesima domanda importante, si disse. Anche al Santuario la Arch se ne stava in disparte in un complesso dedicato, ma alcune interazioni tra loro e la gente di Rodorio le aveva notare. Qui - amici in terra straniera e ostile - avrebbero dovuto legare molto di più!

    Seguì il Capitano Sawyer dopo averlo salutato con un breve inchino e parole gentili, lasciando la guidasse verso le stanze dell'Ambasciatrice Tia. Durante il percorso cercò di camminare spedita per non rallentare l'uomo, ma il Pandora Box sulle spalle era pesante ed un paio di volte barcollò e dovette mordersi le labbra per non lasciarsi sfuggire qualche improperio.

    Giunse infine nello studio di Tia, la quale la salutò per prima non appena fu fatta accomodare.

    In risposta Dana poggiò a terra lo scrigno contenente le Vestigia della Lira e si inchinò a terra in segno di rispetto, il volto mascherato abbassato.

    Il rapporto tra le Sacerdotesse ordinarie del culto di Athena e le Sacerdotesse-Guerriere era sempre stato, nei secoli, una cosa complessa. Le donne che vestivano la maschera erano pur sempre celebranti della Dea - e, in quanto tali, soggette alla gerarchia ecclesiastica. La loro appartenenza alla casta dei Saint, però, le rendeva estremamente autonome e indipendenti, al punto che molte di loro finivano per vivere l'aspetto religioso del loro ruolo molto marginalmente.

    La stessa Dana era stata così fino a poco prima e, solo recentemente durante il rito sacro di purificazione con Athena, aveva compreso l'importanza di curare anche l'aspetto religioso della sua esistenza.

    Per questo le sue parole furono totalmente sincere quando in greco disse "Σου στέλνω τους χαιρετισμούς μου, αδελφή. Και μαζί τους η ελπίδα ότι το χέρι της Αθηνάς είναι πάντα πάνω σου..."*

    Era un antico saluto del culto della Dea, una benedizione per chi la riceveva, affinché la Dea della Saggezza mantenesse sempre lucida la mente di chi la riceveva.

    Non si mosse, nonostante la posizione le desse evidente dolore alla gamba, attendendo fosse la rappresentante di Athena in quelle terre lontane a consentirglielo.

    Quando infine lo fece, le prime parole che rivolse a Tia furono di scuse "Ti chiedo perdono, Sorella. Perdono per non essere riuscita a condurre a te e agli uomini qui impegnati i rinforzi su cui facevate affidamento..."

    "Non tutti, per lo meno..." aggiunse tra sé e sé, traendo un respiro per costringersi a non contrarre la mano a pugno, lasciandola invece aperta poggiata al suolo.

    La situazione era grave, lo aveva compreso, e parte del suo compito era proprio cercare di capire quanto quella situazione dipendesse dal nemico che li aveva aggredito in mare "Ho visto all'esterno gli uomini stanchi, provati. Siete in stato di allerta da molto tempo? Avete subito attacchi?"

    Era un modo forse troppo diretto di chiederlo, ma Dana poteva farci poco: aveva negli anni imparato un po' di diplomazia, ma il suo carattere era per natura diretto e la lunga convivenza con gli Uraha in questo non l'aveva certo aiutata...in fondo, i lupi - ancorché lupi dotati di intelletto fuori dal comune - non erano certo famosi per i loro approcci diplomatici!

    C'era ovviamente un'altra domanda che aleggiava non detta nell'aria, ovvero chi fosse che li minacciava, ma Dana non la posso subito, lasciando la consorella libera di parlarle della situazione approcciando il discorso come meglio avesse voluto.

    Il sospetto di Dana, ovviamente, era che fosse una metodica opera degli uomini dell'Ammiraglio. Parte del sospetto era ovviamente paranoia per la brutta esperienza appena vissuta, ma qualcosa non tornava nella mente della giovane Russa: la World Eather li aveva attaccati con intento di distruggerli da subito e la stessa cosa avevano fatto i cannonieri sul ponte prima. Per dei pirati era un comportamento stupido, poiché la cattura delle navi avrebbe fornito loro mezzi tecnologicamente avanzati, ma se lo scopo era impedire l'arrivo di rinforzi all'ambasciata...

    Nel frattempo, però, le chiese una cosa che le interessava particolarmente "E la situazione con gli abitanti come è? Le altre volte che sono stata qui Kiev mi è parsa una città dura, difficile all'accettazione del diverso. E anche oggi non ho visto qualcosa di diverso..."

    In quche modo, sospettava Dana, i due argomenti poteva o essere più correlati di quanto non sembrasse. Se davvero alla base dei problemi di sicurezza dell'ambasciata c'erano gli uomini di Vassily, la popolazione probabilmente non avrebbe mai osato aprirsi al culto di Athena per paura delle ritorsioni che questi ultimi avrebbero potuto perpetrare verso i nuovi fedeli.

    Mentre ci rifletteva, Dana cercò di ripensare agli ultimi tratti del percorso fatto sui blindati. Aveva guardato con attenzione tutt'attorno studiando eventuali minacce e le reazioni della popolazione, ma tra i locali qual'era l'atteggiamento? Sembravano schivi come sarebbe stata gente che aveva paura di essere spiata?

    C'erano residenti civili nelle vicinanze dell'ambasciata? O era stata evacuata una prudente zona di nessuno tutt'attorno?

    Traduzione
    *Ti porgo i miei saluti, Sorella. E con essi la speranza che la mano di Athena sia sempre su di te...


    -----^----- -----^----- -----^-----



    Status Fisico: ferite alle gambe, frattura non scomposta gamba destra.

    Status Mentale: Pensierosa, preoccupata

    Parametri: area d'effetto tecniche 15m - Incrinazione cloth Grado 3 - Sensi VI - Velocità Mach III - Punti Eroe 339

    Status Cloth: Silver Cloth della Lira (Grado V) - Riposta. Fessure e Crepe su entrambi gli schinieri.

    Riepilogo azione: Dana cerca di capire sia perché i soldati sembrano stremati, sia i rapporti con la popolazione locale. In particolare vuol capire se:
    1) L'ambasciata è stata attaccata di recente
    2) se vi è sospetto/certezza siano stati gli uomini di Vassily (nel qual caso l'attacco alle navi avrebbe senso, perché non era sembrato una azione di pirateria)
    3) quali siano i veri rapporti con la cittadinanza
    4) se la gente di Vassily tenga il popolo lontano dal culto di Athena con le minacce
    5) la situazione logistica attorno all'ambasciata. Chi ci vive?


    Tecniche utilizzate:


    Dana Ivanova Korov
    « Energia Rossa »

    Silver Saint della Lira
     
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    Test blu per 1701E
    Tia ti rivolge uno sguardo stanco, le rughe intorno agli occhi formano una sottile ragnatela che si perde nei colori scuri dell'incarnato. Attende il tuo rapporto ed ascolta le domande che le poni rimanendo accanto alla finestra, immobile, il portamento fiero di chi appartiene ad una lunga stirpe di dignitari e diplomatici.

    «Che Atena ci protegga tutti, sorella. I ricognitori stanziati nelle aree limitrofe ad Istanbul ci hanno comunicato dell'attacco subito nei pressi del Mar di Marmara; prego per le anime dei valorosi caduti in battaglia»

    La donna conosce perfettamente l'etichetta e, forse, potresti perfino giurare che sia dispiaciuta per l'accaduto, ma sono ben altre le questioni che le premono.

    «Il Settore Quattro è un luogo difficile, così come lo è la diplomazia a Kiev. Se dovessi cercare una similitudine adeguata tra la situazione in cui ci troviamo ed il mondo naturale, potrei dire che il Santuario ha creato un nido d'api in uno di vespe»

    Con un sospiro, Tia si muove verso una delle scaffalatura della libreria a parete, sfiorando con le dita lunghe e curate il dorso dei tomi rilegati.

    «Dal giorno del nostro insediamento non siamo stati attaccati nemmeno una volta dalle varie bande armate presenti città. Mai gli uomini di Nazar o di Vassily hanno minacciato le mura dell'ambasciata, eppure ci hanno ugualmente danneggiati. I frutti del loro operato li hai potuti vedere con i tuoi occhi»

    Si riferisce al clima di diffidenza della popolazione, è ovvio. Sono passati molti anni dall'insediamento delle forze ateniesi, ma il clima non è cambiato; continuiamo ad essere ospiti sgraditi e, allo stesso tempo, necessari alla sopravvivenza del Paese.

    «La loro strategia è semplice ed efficace: sono costretti a tenerci in casa, ma nessun trattato vieta loro di farci sentire quotidianamente in difetto, al pari di un esercito invasore che va accettato come male necessario»

    Vicino alla porta d'ingresso senti Sawyer muoversi leggermente, forse a disagio a causa della piega presa dal discorso.

    «Attendono soltanto un passo falso per poterci cacciare e svincolarsi dai trattati vigenti. L'unica cosa che li ferma è la consapevolezza della potenza militare del Grande Tempio e, per fortuna, molti ricordano ancora il giorno in cui il cielo fu illuminato dal bagliore dorato. Il nome del Gran Sacerdote continua ad essere accostato ai principi di libertà e giustizia»

    I suoi occhi si stringono, come se stesse ricordando un evento doloroso, poi le labbra si increspano in un sorriso dolce e triste allo stesso tempo.

    «Ho bisogno del tuo aiuto, Dana. Dobbiamo riabilitare la nostra immagine a Kiev e, per farlo, sono convinta che la soluzione si trovi nel Settore Sei. Passando con i rinforzi hai già avuto modo di vederlo e, sicuramente, avrai notato le condizioni disastrose in cui versa; tutto è in rovina tranne il palazzo che sorge vicino al pilastro centrale»

    Tia porta le mani intrecciate sul grembo, il suo volto è tornato ad essere una maschera d'onice insondabile.

    «Raccogli più informazioni possibili, adattati all'ostilità dei cittadini, vivi con loro, anche se dovesse richiedere mesi. Trova il modo di rivolgere il veleno sparso da Vassily ai suoi uomini e, soprattutto, non farti uccidere»


    ZHVSGIN

    Narrato | Tia | Guardia | Lochagos | Sawyer



    game-master
    ╔═══════ ≪ NOTE MASTER ≫ ════════╗

    È il momento del time skip, delle infiltrazioni e di tutte le cose più brutte che possano venirti in mente :ehsi: Hai quattro mesi di tempo per portare a termine la missione che ti ha affidato Tia, ma andiamo con calma. Intanto puoi descrivere quel che intendi fare durante il primo mese sapendo che:

    1) Trovi una descrizione del settore sei nei "Luoghi delle Caste"
    2) Il mercato nero è praticamente l'unico posto, insieme al palazzo di Vassily, a non essere un covo di mutanti e rovine
    3) Al momento i cittadini di Kiev non gradiscono particolarmente i Saint, quindi dovrai trovare delle strategie convincenti per poterti adattare alla tua nuova vita
    4) Ogni tua decisione, dalla scelta del profilo da tenere mentre sei in missione ad eventuali scontri con mutanti, cittadini o uomini di Vassily, avrà delle ripercussioni nei messi successivi al primo
    5) Puoi ritenere gli scontri autoconclusivi, ma dovrai chiedermi in privato le informazioni che potrebbero darti :zizi:
    6) Gli abitanti vivono in parte nelle baraccopoli tra le rovine, in parte all'interno del palazzo di Vassily. Soltanto un gruppo sparuto di individui vive letteralmente all'interno del mercato nero (ad esempio nelle roulotte)
    7) Al momento l'accesso al palazzo ti è vietato, qualsiasi azione tu decida di fare in tal senso dovrai scriverla in termini di potenzialità, poi sarò io a dirti cosa comporterà
    6) Ferma il post alla fine del primo mese

    Buon lavoro, prenditi il tempo che ti serve :pipa:



    Credits layout a Nwalmaer
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    Le parole di Tia le rimbombavano nelle orecchie, costringendola a fermarsi a ridosso di una piccola nicchia contenente una riproduzione in scala della statua della Pallade del Santuario, per poter pensare.

    "Oh Athena...la situazione è addirittura peggio di quel che pensavo. Se si limitassero ad attaccarci potremmo rispondere con la forza, ma così..."

    Quanto doveva essere duro da sopportare il senso di impotenza, quella continua percezione che in ogni momento tutto potrebbe precipitare ma non vi è modo per impedirlo né per anticiparlo?

    Per quanto tempo un uomo può restare in guardia, in attesa di un evento che cambi ciò che accadrà?

    Ma il solo evento possibile, oltre ad un errore di uno degli uomini dell'Ambasciata, era lei..ora capiva le parole di Shigeo quel giorno, lo sguardo di scuse che le aveva rivolto.

    Sospirò e, silenziosamente, si rimise il Pandora Box sulle spalle scendendo le scale in cerca del comandante del presidio Arch. Se doveva davvero infiltrarsi in quel covo di Chaos, poveracci ed assassini che era il Settore 6 aveva bisogno del loro aiuto!

    Trovò l'uomo e gli spiegò rapidamente ciò di cui aveva bisogno: Dana era moderatamente conosciuta a Kiev e il luogotenente di Vassily l'aveva affrontata. Per questo motivo era essenziale che lei potesse penetrare nel loro territorio senza essere riconoscibile.

    Aveva necessità di documenti nuovi, o meglio, documenti vecchi che la riconducessero ad una storia molto diversa: sarebbe stata Natalia Volkov*, una delle tante orfane della dura epoca di Sin, proveniente dalla Cecenia, così da giustificare il perché si sarebbe presentata con un velo integrale a coprirle il volto, non potendo portare la maschera.

    Le serviva inoltre una storia di copertura credibile per poter penetrare la cerchia di Vassily, qualcosa che le permettesse di accedere a quel mondo: sfruttò pertanto la notevole tecnologia della Arch per chiedere loro di accedere ai database della polizia russa e creare due profili su di lei: uno era semplice, in quanto riportava il suo essere una semplice cittadina di una piccola città non troppo distante da Kiev, una semplice negoziante in un negozio di abbigliamento.

    Il secondo profilo, che avrebbe probabilmente impiegato un po' più di tempo agli uomini della Arch, andava invece creato nei database della polizia. Le sue impronte digitali andavano associate ad alcuni casi - apparentemente scollegati tra loro - di furto. Doveva essere qualcosa di non troppo complesso da trovare, ma fatto in modo che un semplice poliziotto oberato di lavoro non avrebbe cercato. L'ultimo furto a cui andavano associate doveva essere avvenuto abbastanza di recente nella città da cui proveniva la prima identità fittizia di Dana e doveva essere in qualche modo finito male, così da dare una motivazione ad un precipitoso allontanamento.

    Infine Dana chiese loro di procurargli una tuta da combattimento rinforzata e alcune armi da autodifesa che le permettessero di sembrare - al bisogno - una che sa cavarsela, senza però poter essere associata al Santuario. Tutti gli oggetti - ed oltre ad essi alcuni abiti e libri vecchi che potevano stare in una sacca - dovevano essere di origine russa o comunque esemplari scambiabili per russi (soprattutto nelle etichette dei materiali, o nelle scritte).

    Poiché ci sarebbe voluto un po' di tempo per ottenere tali informazioni, Dana ne approfittò per andare a trovare Yuri, il suo vecchio amico e riparatore di armature. Ovviamente la sua Cloth era stata danneggiata nello scontro con Cole, quindi nessuno ci avrebbe visto nulla di strano e - anzi - sarebbe stato anomalo se non ci fosse andata.

    Al solito si presentò dal fabbro di Kiev con due bottiglie di Vodka e approfittò della visita per raccogliere un po' di informazioni circa ciò che sapeva il fabbro sull'organizzazione di Vassily e del Distretto 6 in generale, lasciando intendere che volesse sapere di più su chi l'aveva attaccata.

    Dopodiché, però, gli chiese anche informazioni sulla polvere nera che aveva trovato sul ponte, vicino ai cannoni con cui il suo conglvoglio era stato inizialmente attaccato: Yuri era un esperto sia di metallurgia che delle miniere di Kiev e Dana cercò di capire se avesse mai sentito parlare di un materiale del genere, in grado di assorbire il Cosmo, che fosse stato ritrovato in qualcuna delle cave.

    La visita a Yuri aveva però anche un altro scopo, e le modalità per raggiungerlo le erano state comunicate da Zubenel poco prima che si separassero per le relative missioni. Il Gitano gli aveva infatti suggerito - per raccogliere informazioni pratiche e utili su come giravano le cose nei bassifondi di Kiev - di parlare con i Bimbi senza Catene che vagabondavano sempre attorno alla casa/supermercato del fabbro.

    Per loro Dana aveva portato cibo, qualche giocattolo e un po' di roba utile (conoscere e farsi indirizzare da chi li aveva riuniti in tal senso era stato utile) per attirare la loro attenzione e superare la naturale differenza che provavano verso i Marescialli d'Argento come lei, dopodiché si era fatta raccontare ciò che sapevano sui bassifondi e sul mercato nero, così da capire chi comandasse e come si facessero affari da quelle parti, nonché le regole del quieto vivere.

    Lasciò dunque la Cloth a Yuri, certa che il fabbro l'avrebbe custodita e curata per tutto il tempo che fosse stato necessario, e si recò a rendere omaggio a Nazar, portando un omaggio simbolico così come ci si sarebbe attesi da una par suo, ma non preoccupandosi di nulla se non di verificare se qualcuno la stesse osservando.

    Fatto ciò tornò all'ambasciata per recuperare un borsone con un po' di abiti e predispose il proprio travestimento - no, la propria nuova identità - pronta ad abbandonare a tempo indeterminato la propria.

    Fatto ciò si fece dare una scatola avente dimensioni analoghe ad un Pandora Box ma celate da una copertura scura e - messo tutto dentro - lasciò l'edificio andando a prendere un treno che l'avrebbe condotta verso il confine russo, avendo cura di accertarsi che qualcuno la vedesse lasciare la sede dell'ambasciata.

    La Sacerdotessa prese effettivamente quel treno e, per qualche chilometro, viaggiò davvero si di esso. Quando fu in campagna e certa nessuno la stesse seguendo, però, recuperò le proprie cose e saltò giù dal veicolo, per poi allontanarsene rapidamente fino a raggiungere uno dei tanti ruderi di case abbandonate che esistevano sin dall'ascesa di Sin.

    In questo luogo nascose la finta Pandora Box e, per un tempo che all'epoca non avrebbe saputo identificare, diede l'addio a Dana: ci aveva pensato a lungo, non era facile costruire un'identità segreta che potesse reggere nel confronto con una organizzazione pericolosa e probabilmente capace come quella dell'Ammiraglio Vassily, pertanto anche la sua trasformazione doveva essere radicale.

    Per prima cosa iniziò a parlare, parlava ad alta voce con sé stessa in russo, modulando pian piano la voce sino a farle assumere un tono leggermente più basso rispetto al suo: Cole l'aveva sentita parlare solo in greco, quindi già la diversa lingua usata - russo e ucraino - avrebbe aiutato a camuffarla, ma non bastava.

    Fortunatamente Dana era musica e cantante, pertanto era abituata a cambiare timbro e tono per brevi periodi. Tutto ciò che doveva fare era abituare la propria voce ad un timbro diverso, così da renderla meno riconoscibile.

    Contemporaneamente doveva smascherare anche sé stessa: ovviamente nessuno da anni - con la sola eccezione di Athena, Shigeo e Rhadamantys - l'aveva vista senza maschera, ma la ragazza non aveva piacere di abbandonare quell'aspetto della sua esistenza, poiché il giuramento era per lei sacro e lo avrebbe mantenuto per quanto possibile, a meno che la missione non l'avesse costretta a fare diversamente.

    Avrebbe perciò adottato lo stesso travestito che usava da bambina, fingendosi donna di fede islamica ed adottando l'abbigliamento tradizionale più austero di quei luoghi - il burqa - che le avrebbe nascosto il viso ed anche il corpo. Il corpo era forse una precauzione inutile, dato che era stata vista principale in armatura ed essa confondeva notevolmente la fisionomia, ma era meglio non correre rischi.

    Per maggior sicurezza, però, avrebbe dovuto modificare anche il suo aspetto, casomai qualcuno la costringesse a togliere l'abito. Per questo prese un lungo respiro e sciose le trecce bionde, in modo che i capelli le ricadessero fluenti sulla schiena.

    Dopodiché pose davanti a sé un piccolo specchio, uno degli oggetti che aveva recuperato presso l'ambasciata, e cominciò ad intrecciarli in una singola grande treccia, che le arrivava oltre metà schiena. Fatto ciò la legò all'estremità e sospirò profondamente, prima di dire a voce alta "Per te, mia Athena..."

    Quindi, con un movimento rapido del taglio della mano intriso di una minima porzione di Cosmo, tagliò di netto le lunghe chiome bionde, fino a che sulle spalle non le ricadde un anonimo caschetto lungo appena fin sotto la nuca.

    Con un sospiro - neppure ricordava quando avesse prima di allora tagliato significativamente i capelli, se mai lo aveva fatto - prese la treccia recisa e la legò all'altra estremità per poi deporla nel falso Pandora Box, che prima di abbandonare quella casupola avrebbe celato nel granaio ormai in disuso.

    Quindi, approfittando dell'acqua di un pozzo non distante e di un prodotto gentilmente fornitogli dalla Arch , riempì un catino e tinse i capelli e le ciglia di un nero corvino, colore che avrebbe contribuito ad alterare il suo aspetto agli occhi di eventuali osservatori che l'avessero vista in azione sulla World Eather.

    Trascorse tre giorni in quella casupola abbandonata, tre giorni in cui impiegò ogni singola ora del giorno e della notte a prepararsi per ciò che doveva fare: allenò la voce, la postura e i movimenti a non essere Dana, ma soprattutto allenò sé stessa a non tradire la sua natura di Sacro Guerriero.

    Per potersi infiltrare così vicino al nemico, infatti, la cosa più importante sarebbe stata non usare il Cosmo, o - alla peggio - usarlo in maniera non riconducibile al suo modo di essere o di combattere, un po' come facevano i cosiddetti individui dotati che non avevano mai ricevuto un vero addestramento.

    Per questo si era fatta dare dalla Arch un po' di attrezzatura, che le sarebbe servita più avanti nella sua missione: oltre ad una tuta da combattimento che fornisse un minimo di protezione le era stato fornito un set di coltelli da lancio ed un bastone estensibile, con una lama celata da una parte e un teaser dall'altra: Natalia Volkov, infatti, era una ladra, una criminale che si fingeva una semplice donna.

    Diverse vite Dana aveva pensato a questa soluzione, godendosi se fosse la scelta giusta, ma aveva infine diviso di sì: se voleva avere acceso alla base nemica sarebbe dovuta riuscire ad infiltrare una organizzazione criminale e aveva più possibilità di riuscirci se loro avessero scoperto - più o meno per caso che era una persona capace e con poche remore a infrangere le leggi.

    Quando infine fu pronta ripartì, camminando con addosso il burqa e una sacca contenente le sue poche cose in mano. Procedette a piedi fino a raggiungere una strada, dove strappò un passaggio ad un camionista mezzo ubriaco che la lasciò alla periferia di Kiev.

    Fu strano muoversi per le strade distrutte della città vecchia con la consapevolezza di non poter usare il Cosmo: i suoi muscoli erano tesi allo spasimo ed i nervi a fior di pelle. Fortunatamente era mattina e c'era parecchia gente in giro, quindi poté arrivare fino all'area del Mercato Nero senza contrattempi.

    Aveva studiato attentamente la propria infiltrazione, pertanto in quella prima giornata si limitò ad esplorare le aree più tranquille, quelle esterne. Girovagò un paio d'ore come se cercasse qualcosa, giusto per mischiarsi tra la folla locale e farsi un'idea di persona del posto, dopodiché mise in atto il suo piano: grazie alle informazioni raccolte con l'aiuto dei Bimbi senza Catene individuò il luogo che sarebbe stato la base di partenza della sua infiltrazione e vi entrò.

    La Bald*acca Sdentata era un locale piuttosto grande e fumoso, grazie ad una opera ingegneristica in legno che sfidava le leggi della fisica in generale e quelle della gravità in particolare, permettendo in quello che sarebbe dovuto essere un bunker antiaereo di ospitare un'ampia sala gremita di tavoli nella parte inferiore e diverse stanzine al piano superiore.

    Questa conformazione consentiva agli ospiti occasionali di avere un tetto sulla testa per la notte, alle numerose pros*itute della zona di avere un luogo dove esercitare in sicurezza e - a tutti - di ubriacarsi in allegria in un ridente locale con tavoli troppo vicini uno all'altro e talmente pieno di fumo e di zone d'ombra da rendere difficile anche il solo vedersi in faccia.

    Alla Bald*acca Sdentata vigeva pertanto una regola importante, che più o meno tutti gli abitanti del Settore 6 rispettavano anche più delle leggi scritte di Kiev: ciò che succedeva alla Bald*acca Sdentata non usciva dalla Bald*acca Sdentata.

    A quell'ora il locale - complice anche il fatto che fosse un mercoledì e che non fosse ancora l'ora in cui i minatori tornavano dalle cave di metallo - era mezzo vuoto e l'attività languiva.

    Una quindicina di tavoli erano pieni, ma le conversazioni erano a basso volume e tranquille, proprio come Dana si era aspettata. Stando ai racconti dei Bimbi senza Catene la situazione non sarebbe cambiata poi tanto quel giorno (essendo l'indomani lavorativo), quindi era il giorno perfetto per il suo piano.

    Si avvicinò al banco e attese che il vecchio Antonov - il proprietario della baracca - le chiedesse cosa volesse per rispondergli col suo nuovo accento ed il nuovo tono di voce, che ancora le suonava così strano all'orecchio "Io avrei bisogno di un tetto per stanotte ed un pasto caldo, ma se ci stai ti propongo una scommessa...io ti movimento la serata raddoppiando ti gli incassi e tu mi ospiti gratis, che ne pensi?"

    L'uomo la fissò sbuffando, prima di risponderle [colore]"Una scommessa, eh? E io cosa ci guadagnerei se tu perdessi?"[/colore]

    Era ovviamente una mossa calcolata da parte di Dana. Yuri le aveva parlato di quell'uomo e la Sacerdotessa sapeva che era una persona tutto sommato a posto - certo, a posto secondo gli standard di Yuri, quindi la cosa aveva un margine di interpretazione notevole - e fondamentalmente onesta, ma con due grandi debolezze, spesso in contrasto tra loro: la passione per i soldi e per le scommesse.

    Fu per questo che le parole della russa in incognito furono "Se io perdo? Beh, vediamo...immagino ti dovrò pagare la camera e il pasto, ma come bonus avrai una serata piatta con pochissimi incassi, cosa che renderà infelice sia le tue tasche che le ragazze che sperano di guadagnarsi la pagnotta accalappiando si qualche cliente abbastanza ubriaco da pagare per stare con loro..."

    In pratica non gli stava offrendo nulla se non una vaga promessa di maggiori guadagni, ma neppure avrebbe perso nulla se le cose non fossero andate bene: una situazione in cui o vincevano o perdevano entrambi.

    L'uomo ci pensò per una decina di secondi buoni, dopodiché sbuffò e scrollò le spalle, dandole il permesso di - letteralmente - fare quell'accidenti che volesse.

    Cogliendo la palla al balzo Dana si chinò ed aprì il proprio borsone, estraendone un piccolo liuto all'apparenza malandato che accordò qualche secondo, prima di pizzicare un paio di volte le corde per spargere nell'ambiente semivuoto qualche nota.

    Come aveva immaginato la sala - con quei soffitti bassi - non era esattamente una sala da.musica, ma la giovane aveva già fatto per qualche tempo quel mestiere sull'isola dei pirati, mentre cercava tracce di Shigeo dopo essere fuggita dal Grande Tempio undici anni prima, quindi non se ne preoccupò.

    Iniziò suonando un motivetto allegro ed orecchiabile che avrebbe attratto un po' di attenzione senza risultare invadente poi, pian piano, cominciò a girare tra i tavoli dedicando qualche strofa e sonetto ad ognuno degli avventori.

    Man mano che l'esibizione andava avanti la musica - pur priva del cosmo che la bionda sotto mentite spoglie avrebbe potuto infondervi - divenne più coinvolgente e meglio tarata sugli avventori, al punto che alcuni cominciarono a cantare le ballate popolari che la ragazza si era preparata per l'occasione.

    Come era prevedibile il locale divenne rapidamente più chiassoso e, quasi come diretta conseguenza, la gente che magari aveva pensato di fermarsi pochi minuti per un boccone rapido, finì per rimanere ad ascoltare ordinando un secondo e poi un terzo giro.

    Man mano che le canzonette coinvolgevano il pubblico diventando più spinte e scanzonate, poi, il volume delle urla e delle risate cominciava a filtrare all'esterno attirando qualche curioso in un circolo vizioso che portò - alla fine - più pubblico di quanto la ragazza stessa avesse ipotizzato.

    Attratte dal viavai di gente le pros*itute cominciarono a girare tra i tavoli per portarsi via qualche cliente e, pian piano, quella che doveva essere una serata piatta divenne un tutto esaurito in grado di autoalimentarsi, al punto che la presenza e la musica di Dana non erano più necessarie.

    La ragazza dall'abito nero si avvicinò pertanto al padrone di casa verso le nove di sera, per attendere la sua valutazione sul risultato della loro scommessa.

    Antonov sbuffò, ma pareva soddisfatto e le mise davanti un vassoio con dello stufato e una caraffa di birra, quindi commentò secco [Colore=Blue]"Ogni promessa è debito, donna...ma davvero non so dove alloggiarti con tutto questo viavai..."[/color]

    Lanciò un'occhiata ad una delle ragazze che stava salendo al piano di sopra con un cliente, poi parve venirgli una idea. Si guardò intorno fino ad individuare una pros*ituta di mezz'età abbastanza in carne, che chiamò con un cenno della mano. Quando la donna si avvicinò le rivolse un saluto e disse "Annika, mi pare mi avessi accennato che una delle ragazze è scomparsa di recente, vero?"

    La donna fece cenno di sì col capo e, sotto lo strato di trucco che aveva sul viso, a Dana fosse sinceramente rattristata della cosa "Sì, Yuljia... è rientrata tardi senza scorta ed è finita sotto le grinfie di un Mutante, di quelli impazziti...brutta storia..."

    L'uomo fece un cenno col capo. Non era chiaro se fosse realmente dispiaciuto per la ragazza morta o solo cortese verso la donna di nome Annika, ma comunque parve per lo meno un gesto gentile, dopo il quale rispose "Già, brutto affare. Ma ormai la stanza non le serve più, no? Puoi accompagnarci la mia ospite per stanotte?" quindi, rivolto a Dana, aggiunse "Se poi ti devi trattenere in città, credo potremmo...beh, accordarci per qualche altra scommessa..."

    E così cominciò la vita da infiltrata di Natalia, la quale al mattino gironzolava per il Distretto 6 e, nel pomeriggio, lavorava alla Bald*acca Sdentata, sia come barista che come cantante.

    L'alloggio - una roulotte in uno dei tanti campi che sorgevano attorno al Mercato Nero - era per Dana perfetto perché le consentiva di trovarsi sempre nei pressi della sua zona di interesse. Nelle roulotte vicino alla sua poi vivevano tutte persone abbastanza a posto: c'erano due o tre delle ragazze che si offrivano alla Bald*acca Sdentata, un paio di minatori e alcune famiglie che tirava o avanti alla giornata...tutta gente che non le avrebbe probabilmente creato problemi, si disse.

    Ovviamente Dana non aveva esperienza di infiltrazione nel vero senso della parola, ma le era abbastanza chiaro che - per ottenere informazioni su cosa succedesse davvero lì attorno - c'erano alcuni elementi essenziali...

    Il primo, ovviamente, era trovarsi nel posto giusto per raccogliere le informazioni e - su questo - credeva di essere riuscita ad accaparrarsi la migliore posizione possibile per una estranea alla città: per sua natura e per sua fama la Bald*acca Sdentata attirava ogni genere di clientela e, nei suoi fumosi anfratti, tutti parlavano di tutto. Inoltre le ragazze che ci lavoravano, proprio per la natura del loro lavoro finivano per sentire anche cose che i loro clienti non si sarebbero mai sognato di rivelare in situazioni diverse.

    Il secondo elemento essenziale per riuscire nel compito affidatole, pensava Dana, era riuscire a mescolarsi all'ambiente fino a diventarne parte, mimetizzandosi in esso così da non risultare visibile quando si fosse trattato di cogliere al volo una occasione. In questo la sua situazione non era ancora perfetta, ma ci stava lavorando: una straniera non sarebbe mai stata parte della fauna locale come qualcuno di nato e cresciuto lì, ma i bassifondi erano un ambiente strano e, per diventarne parte, era spesso sufficiente essere un disperato quanto i disperati che già vi vivevano.

    L'ultimo elemento, quello su cui Dana ancora stava lavorando e che era lontana dal mettere in pratica, era il creare l'occasione per intrufolarsi nell'organizzazione nemica. Per potersi intrufolare in una organizzazione criminale era infatti necessario possedere qualcosa che potesse interessare detta organizzazione e - benché diversi membri delle ciurme dell'ammiraglio Vassily apprezzassero e godessero con regolarità dei servigi della Bald*acca Sdentata - non era di una cantante che avevano bisogno.

    Per questo motivo Dana aveva chiesto alla Arch di costruirle una identità fittizia che potesse essere attrattiva se scoperta e - sempre per questo - aveva necessità di costruire una situazione in cui qualcuno avesse l'occasione di scoprirla.

    Purtroppo la sua identità non era ancora pronta - le avevano dato da subito i documenti falsi, ma le avevano detto che ci voleva tempo per costruire le anagrafiche dietro di esso - e questo limitava notevolmente il suo campo di azione.

    Fino a quel momento aveva dato solo fugaci indizi di poter essere qualcosa di più di ciò che mostrava wuando, in un paio di occasioni, aveva bloccato con decisione delle avances un po' troppo esplicite di un cliente, ma nulla di esagerato. O, meglio, nulla che non avrebbe potuto fare un normale umano dotato di capacità fisiche notevoli.

    Le cose cambiarono una sera, circa venti giorni dopo il suo arrivo. Si era trattenuta fino a tardi al lavoro perchtla serata era stata particolarmente piena e, adesso, stava rientrando al campo delle roulotte insieme ad una delle pro*titute che vivevano lì. Lei e Yelena camminavano in silenzio, cercando di evitare le intersezioni del dedalo di viuzze che sfociavano nel muro perimetrale del Mercato Nero, perché spesso i Mutanti si nascondevano in quelle ombre in cerca di prede.

    Di solito la Sacerdotessa e le ragazze tornavano scortate da uno o due uomini armati - a volte gente pagata da Antonov, altre volte direttamente uomini di Vassily che fungevano da forze dell'ordine nei dintorni del Pilastro - ma quella sera erano state sfortunate e si dovettero arrangiare.

    Yelena era una ragazza piuttosto giovane e, benché dai tratti somatici un po' spigolosi e dai modi un po' grezzi, a suo modo gradevole: nonostante la paura e la necessità di parlare a voce bassa per non attirare attenzioni indesiderate cercò più di una volta di tranquillizzare Dana, spiegandole che era tutto a posto, che aveva fatto quella strada decine di volte e che conosceva tutte le scorciatoie...

    La giovane Russa la ascoltava distrattamente, tutti i sensi concentrati su ciò che le circondava. Nonostante avesse ormai da più di due settimane rinunciato ad usare il Cosmo, era ancora estraniante per lei limitarsi ai cinque sensi, perché era come vedere il mondo in bianco e nero, o attraverso una fitta foschia che limitava notevolmente la vista.

    Questo era uno dei motivi per i quali ogni giorno, prima di lavorare, vagava ore ed ore all'interno del Mercato Nero. Se qualcuno glielo avesse chiesto - in accordo con l'identità fittizia che si era costruita - avrebbe ammesso candidamente di stare svolgendo commissioni di ogni tipo per il suo datore di lavoro (cosa peraltro vera, dato che l'oste della Bald*acca apprezzava lei gli facesse le commissioni senza chiedere extra), ma c'erano altri motivi: ovviamente sperava di imbattersi in informazioni su quel che Vassily ed i suoi uomini stessero combinando, ma soprattutto cercava di allenare i suoi sensi normali a reagire con la massima prontezza possibile ai pericoli, cercando di scorgere piccoli borseggiatori e altri traffici loschi.

    Non poteva affermare di essere diventata una esperta, ma era migliorata notevolmente ed il suo udito continuava ad essere estremamente fine. Forse, a pensarci in prospettiva, fu quello ad allertarla quella sera: il rumore di un pezzo di cemento calpestato con forza sufficiente a frantumarlo la mise in guardia diversi secondo prima che il colosso deforme che si nascondeva tra le ombre si lanciasse su di loro.

    "Corri! gridò a Yelena, spingendola verso il lato opposto della strada. Lei però non riuscì ad essere altrettanto rapida: mentre la giovane pros*ituta strillava terrorizzata, la gamba ferita di Dana le diede una improvvisa fitta di dolore, che la fece incespicare nel momento esatto in cui un colosso deforme di oltre due metri e mezzo si lanciava sulla strada.

    Il primo istinto della bionda (tinta) fu di lasciare esplodere il Cosmo, compensando con il benefico potere delle stelle il dolore dell'osso ancora non completamente guarito ed usando quella forza primeva per abbattere il mostro: a tutti gli effetti si trattava infatti di una creatura miserabile, una minaccia infima rispetto ai poteri della Sacerdotessa, ma se lo avesse fatto avrebbe - forse irrimediabilmente - mandato a monte gli sforzi di infiltrazione fatti sino ad ora.

    Fu l'esitazione di un secondo, ma bastò alla creatura per arrivarle addosso ed afferrarla con la mano enorme, capace di sollevarla da terra con irrisoria facilità.

    A quel punto l'istinto e l'addestramento di Dana presero il sopravvento e, pur mantenendo sopito il Cosmo, la giovane cominciò a contorcersi per liberarsi. Fortunatamente indossava un ampio abito scuro che la ricopriva dalla testa ai piedi e, grazie ad esso, la presa del mutato non era molto salda: non appena le contorsioni della ragazza le permisero di liberare la spalla lasciando le dita strette solo sul tessuto, infatti, Dana si lasciò scivolare a terra e con una capriola si allontanò un paio di metri dalla creatura che - per un prezioso istante - rimase incerta con la massa scura dell'abito stretta tra le mani.

    Sfortunatamente Yelena non le aveva dato ascolto e, poggiata con la schiena contro la carcassa di una vecchia automobile, soppresse malamente un grido di terrore, attirando l'attenzione del grosso predatore che subito si volse verso di lei.

    "Maledizione, no..." pensò la giovane Russa, mentre inconsciamente la mano correva alla cintura alla ricerca della fedele Lira d'Argento. Trovò invece un coltello di squisita fattura, la sola tra le armi della Arch che aveva deciso di portare con sé durante il giorno.

    Con due passi il mutato - che ancora stringeva stupidamente nella destra il burqa - arrivò a torreggiare sulla giovane pros*ituta di Kiev, quando Dana fece leva sulla gamba sana e si lanciò su di lui. La lama retrattile del coltello, 15 cm di acciaio temprato ed affilato, scattò nella notte senza un sibilo ed un istante dopo attraversò i resti a brandelli degli abiti che portava, incidendo con forza il polpaccio del mostro.

    Ci volle un istante prima che la creatura si rendesse conto di essere stata ferita, dopodiché lanciò un grido di dolore e barcollò di lato, crollando pesantemente contro un muro diroccato.

    Dana afferrò con forza il braccio di Yelena e - incontrando per la prima volta direttamente il suo sguardo ora che non aveva nulla a coprirla - le urlò di nuovo "Presto, vieni con me!"

    Incespicando l'altra si rimise in piedi e cominciò a correre, con Dana che un po' la sorreggeva e un po' barcolava a sua volta ogni volta che chiedeva uno sforzo eccessivo alla gamba ferita.

    Ma la bionda sapeva che erano troppo lente, che il mutato si sarebbe ripreso ben prima di loro e non avrebbe desistito dalla caccia. Lo udì rialzarsi con un ringhio, quindi sentì un clangore metallico e percepì distintamente il suono di un oggetto pesante solcare l'aria.

    Più per istinto che per scelta razionale si buttò insieme a Yelena dentro quello che. Una volta, doveva essere stato un bar appena un attimo prima che i resti contorti di una macchina si schiantassero in mezzo alla strada spargendo schegge di metallo tutt'attorno.

    Il muro del bar assorbì totalmente il colpo, ma Dana abbracciò forte Yelena, stringendole il viso contro il proprio petto per proteggerla dalle schegge di cemento che il contraccolpo fece cadere dal soffitto.

    La ragazza più giovane - che ovviamente non aveva ricevuto mai alcun addestramento - tremava e piangeva a singhiozzo e la Sacerdotessa della alira seppe che, quando il mostro le avesse raggiunte, non avrebbe avuto difficoltà a trovarle. Per questo la depose a terra dicendole con voce più tranquilla di quanto si sentisse davvero "Non aver paura, ci penso io a lui, tu stai nascosta, va bene?"

    Quindi, maledicendo Cole, la gamba, la missione ed in generale tutte le cose che sarebbero potute andare storte, si rialzò e raggiunse il centro della strada aspettando che il mutato la raggiungesse. Quando lo vide a circa cinquanta metri di distanza gli gridò "Hey tu! Sono qui e ho avuto una lunga giornata...voglio andare a letto, quindi vedi di muoverti!"

    Il mostro, che ancora stringeva stupidamente il burqa nero in una mano e zoppicava vistosamente dalla gamba a cui Dana aveva reciso i tendini, la vide e subito la caricò.

    La Sacerdotessa della Lira sapeva di non avere grande mobilità in quel momento, quindi aspettò che il mostro le fosse praticamente addosso prima di scostarsi alla sua destra ed afferrare l'abito nero per un lembo, per poi saltargli sulla schiena.

    Il mutato ringhiò infuriato tentando di fermare la propria corsa, ma a causa della gamba ferita barcollò e cadde in ginocchio. Dana fu lesta ad usare il lembo di abito che aveva afferrato per avvolgerlo attorno alla testa del mostro, privandolo della vista e confondendolo ulteriormente poi, mentre le grosse mani cercavano di rimuovere quel nuovo ostacolo, gli piantò con forza il coltello nel collo.

    Da sotto il burqa nero il mostro lanciò un grido e si agitò, senza tuttavia dar segno di voler morire nonostante la ferita gravissima dalla quale cominciò a sgorgare sangue a fiotti. Le sue mani colpirono a casaccio un paio di volte e, anche se di striscio, colpì la ragazza scaraventandola a terra.

    L'impatto, per la prima volta da molto tempo non attutito dall'Armatura o quantomeno da una barriera di Cosmo, le mozzò il fiato facendole lampeggiare stelle e farfalle nello sguardo. Immobile schiena a terra, Dana osservò con orrore il colosso riuscire infine a liberarsi del burqa che gli ostacolava la vista e guardarla dall'alto, la bocca sbavante spalancata in un ringhio profondo e gutturale.

    Ormai prossima a cadere, la Sacerdotessa lo vide chinarsi per afferrarla e si preparò mentalmente a fallire, richiamando il Cosmo per difendersi, quando qualcosa saettò nel suo campo visivo ed una bottiglia mezza piena di un liquido scuro si infranse sulla testa del mutato.

    "Qui, brutto scemo, sono qui!" gridò Yelena, affacciandosi dalla vetrina divelta del bar in cui era nascosta e lanciando al contempo una seconda bottiglia.

    Il mostro voltò stupidamente la testa verso di lei e si protesse dal secondo proiettile col braccio sinistro, quindi si chinò e - col destro - si apprestò a raccogliere un detrito di cemento di un centinaio di chili, probabilmente con l'intento di lanciarlo sulla giovane pros*ituta.

    Il coltello - ancora profondamente piantato nel suo collo - brillò alla luce della luna e Dana decise di giocarsi il tutto e per tutto e, con uno sforzo di pura volontà, si risollevò in piedi afferrandone il manico a due mani e tirando lungo il verso della lama affilata.

    Il metallo tranciò con facilità la giugulare del mostro con un copioso fiotto vermiglio e, stavolta, il mutato dovette capire di essere stato ferito gravemente perché si portò ambo le mani alla gola, cercando di tamponare la fuoriuscita di sangue.

    Ma era inutile: barcollò alcuni secondi annaspando e cercando di prender fiato, poi crollò a terra con un tonfo sordo e, dopo diversi attimi di spasmi incontrollati, morì.

    Dana lo fissò a lungo, incapace di muoversi. Solo quando sentì i passi di Yelena che si avvicinavano tornò rapidamente in sé e, con passo barcollante, si mosse verso il colosso morto per recuperare il coltello e, dopo averlo ripulito dal sangue, lo rimise nel fodero alla cintura.

    La gamba e la schiena le devano molto, ciononostante era consapevole che rimanere lì non avrebbe fatto altro che esporre lei e l'altra ragazza alla furia di altri mutati vaganti, che non sarebbero state certo in grado di affrontare. Per questo si affrettò a recuperare il proprio abito e se lo ributtò addosso alla meno peggio (era strappato e sporco di sangue lì dove la prima ferita al collo lo aveva schizzato), prima di invitare Yelena ad andare via.

    Giunsero al campo senza altri brutti incontri e, una volta lì, vennero accolti dal gruppo dei residenti, che erano tutti in piedi con fiaccole e armi alla buona, apparentemente preoccupati per loro.

    Dana non avrebbe saputo dire se era stato il destino o il caso a fare capitare quell'evento, ma da quel giorno Yelena - ma in generale tutto il gruppo delle ragazze della Bald*acca Sdentata - fu molto più gentile ed amichevole con lei, al punto che quasi ogni sera la Sacerdotessa finiva per rincasare con due o tre di loro e restare a parlare degli argomenti più disperati fino a notte fonda.



    Note di traduzione e contesto
    *Natalia è uno dei nomi femminili più diffusi in Russia, nonché il nome della madre di Dana. Volkov è uno dei dieci cognomi più diffusi e significa "lupo".
    La Cecenia è una delle aree del territorio russo a maggioranza musulmana. Già nell'infanzia - quando viveva con Menisteo - Dana si fingeva credente di tale religione per poter nascondere il volto col velo tradizionale e non infrangere la regola della maschera, quindi conosce bene la tradizione islamica e sa riprodurne i riti principali.


    Sintesi Identità fittizia da creare
    Natalia Volkov nata in una qualsiasi città della Cecenia rasa al suolo durante l'avvento di Sin più o meno nello stesso periodo in cui è nata Dana.
    Notizie Comuni accessibili con una semplice indagine anagrafica/ricerca:
    - Luogo e data di nascita
    - ha studiato al conservatorio
    - rimasta orfana durante l'avvento di Sin
    - residente in una città non troppo distante dal confine (Rostov sul Don ad esempio)
    - nubile, professione impiegata presso un negozio di abbigliamento

    Informazioni reperibili attraverso la rete della polizia, previa ricerca mirata:
    - incensurata, nessuna indagine a carico
    - attraverso una ricerca per impronte digitali corrispondenza con tre/quattro casi di furto irrisolti, di cui uno finito non bene a Rostov sul Don poco tempo fa.


    Sintesi azioni di infiltrazione
    Dana inizia l'infiltrazione raccogliendo informazioni dai Bimbi senza Catene di Zubenel per capire co.e funziona il Mercato Nero, chi comanda e quali regole vanno seguite.
    Quindi sì fa aggiustare l'armatura da Yuri e gliela lascia in custodia (così da poterla richiamare al bisogno) e intanto lo interroga sulla polvere vista sul ponte, ipotizzando possa provenire da qualcuna delle miniere di Kiev, magari da un processo simile (ma forse inverso) a quello che ha permesso a Xarda di benedire il metallo.
    Infine finge di lasciare Kiev e torna come Natalia
    Una volta arrivata va a lavorare come musicista, barista e tuttofare alla Bald*acca Sdentata una grossa taverna che raccoglie ogni genere di locale e forestiero che visiti il mercato nero e che ha anche camere per chi vuole approfittare dei servigi delle pros*itute locali. In questo modo cerca di integrarsi e confondersi con il "panorama locale" e al contempo tiene le orecchie bene aperte per ciò che succede.
    Di giorno, prima di iniziare a lavorare, fa commissioni al mercato nero per Antonov, il proprietario della Bald*acca così da avere occasioni per ficcamasare un po' ovunque e al contempo allenare i propri sensi a funzionare bene anche senza il Cosmo.
    Inoltre va a vivere in un campo di roulotte (una mini comunità) dove vivono pros*itute e minatori.
    La disavventura con il mutato le permette di legare maggiormente col gruppo delle ragazze che lavorano alla Bald*acca, cosa che le porta a parlare molto di ciò che accade durante il giorno e - si spera - a scoprire qualcosa che i loro clienti si lascino sfuggire.


    -----^----- -----^----- -----^-----



    Status Fisico: frattura alla gamba destra in via di guarigione.

    Status Mentale: determinata

    Parametri: area d'effetto tecniche 15m - Incrinazione cloth Grado 3 - Sensi VI - Velocità Mach III - Punti Eroe 339

    Status Cloth: Silver Cloth della Lira (Grado V) - Integra e Riposta. Al momento consegnata a Yuri.

    Riepilogo azione:

    Tecniche utilizzate:


    Dana Ivanova Korov
    « Energia Rossa »

    Silver Saint della Lira
     
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    Lo scontro con il mutato corre ben presto sulla bocca di tutti: gli avventori della Baldracca Sdentata, le ragazze e persino alcuni degli uomini di Vassily conoscono la disavventura subita dalla giovane Natalia Volkov e la sua amica. Il vostro aggressore è stato rintracciato facilmente ed abbattuto, mentre il locale di Antonov gode dei proventi della sua nuova fama. Il burbero proprietario decide perfino di regalarti un unguento medicamentoso che, senza troppa difficoltà, comprendi essere stato creato tramite poteri taumaturgici; sebbene la sensazione sia totalmente diversa, ti ricorda i petali di rosa sparsi da Shigeo sulla tua spalla.
    Le tue gambe sono guarite, così come ogni altra ferita, nel giro di una settimana ed Antonov richiede la tua presenza nel suo ufficio privato, una stanza ammuffita piena di ninnoli ed oggetti di poco valore. È seduto su una sedia vecchia e consunta, il braccio poggiato su un piccolo scrittoio di legno ingombro di carte e macchiato dall'alcool, probabilmente rovesciato inavvertitamente dopo una delle lunghe serate passate a ricordare chissà quali eventi tristi e melanconici. La mano callosa dell'uomo stringe un bicchiere di vetro grossolano, pieno di un liquido scuro denso dall'odore pungente.

    «Allora, Natalia, come te la passi? Spero che la permanenza alla Baldracca sia stata di tuo gradimento»

    Antonov tossisce nella manica della camicia, la sua voce è roca a causa del fumo e delle inalazioni tossiche del Settore Sei.

    «Quella medicina che ti ho dato è costata parecchio, sai? È merce rara al mercato nero, controllata direttamente dai sottoposti dell'ammiraglio. Poco importa, quelli del tuo ordine mi pagano a sufficienza... per ora»

    Senza troppe cerimonie tira fuori dalla tasca del pantalone di velluto un documento, lanciandotelo fiaccamente prima di vuotare il bicchiere con una lunga sorsata.

    «Credo che tu lo sappia, ma non farà certo male ricordartelo. Ti sei fatta notare lasciando mezzo morto il mutato, ora dovrai vedere se ne è valsa la pena. Vai alle mura del palazzo di Vassily, domani, e chiedi di parlare con Mira. Dille che "l'ora più buia è la più luminosa" e lei farà il resto. Non puoi continuare a restare qui, spiacente. I soldi dei tuoi superiori sono inutili se perdo la Baldracca»

    Il documento che ti ha lanciato è quello che avevi richiesto alla ARCH; Antonov lavora con loro ma è anche collegato, in qualche modo, alla rete di Vassily. Il suo è un gioco pericoloso.

    «È stato un piacere fare affari con te. Mi hai ricordato cosa significa lavorare sul serio in questo stupendo buco infernale, senza il bisogno di fingere o fare altre stronzate giusto per tenerlo aperto. Cerca di non farti ammazzare, ragazzina, muoiono fin troppi giovani per le strade di Kiev»

    Con un cenno della mano, Antonov lascia intendere che la conversazione è finita. Prima di uscire dalla stanza noti, con la coda dell'occhio, un piccolo ritratto in bianco e nero incorniciato, poggiato sulla scrittoio tra il caos di documenti spiegazzati. Il volto sottile di una donna nel fiore degli anni sorride silenziosamente all'uomo; un attimo di felicità immortalato da una vecchia macchina fotografica del periodo antecedente la venuta di Sin. Gli occhi di Antonov sono pieni di lacrime, la fronte è corrucciata e la barba sporca rende ancora più vecchio e decadente il suo volto segnato dalle rughe.


    png



    Il giorno seguente lasci la Baldracca Sdentata, recandoti alla cinta muraria come ti è stato indicato da Antonov. La conversazione con Mira, incredibilmente, avviene senza intoppi e ti viene offerta la possibilità di entrare a far parte delle forze di Vassily in qualità di agente del Mercato Nero. Un'opportunità del genere potrebbe non ripresentarsi in futuro. Il primo mese dell'operazione sotto copertura è trascorso, ne rimangono ancora tre.


    ZHVSGIN

    Narrato | Tia | Guardia | Antonov | Sawyer



    game-master
    ╔═══════ ≪ NOTE MASTER ≫ ════════╗

    Bene, il primo mese è andato :zizi: Hai scoperto qualcosina di interessante sul conto di Antonov e ti trovi davanti ad una scelta: accettare la proposta di Mira ed entrare a far parte degli agenti del mercato nero di Vassily oppure rifiutare. Nel primo caso fai pure un post che copre la durata del secondo mese, nel secondo... fermati pure alla fine del dialogo con Mira :ehsi:

    Per quanto riguarda il mese da agente tieni in considerazione alcune cose:

    1) Il mercato è controllato h24 dagli agenti che operano su tre turni da otto ore l'uno
    2) Le pattuglie sono da tre agenti l'uno
    3) Gli agenti indossano delle divise particolari che, per certi versi, ti ricordano le exosuit minori dei soldati della ARCH, solo che non riesci ad avvertire alcun tipo di cosmo energizzarle. La tua stessa percezione cosmica scende di un'energia quando sei troppo vicina ai tuoi colleghi che le indossano
    4) Quando indossi la divisa la tua percezione, sensoriale e cosmica, è quella di un semplice essere umano
    5) Hai accesso al cerchio esterno del palazzo di Vassily. Qui ci sono gli alloggiamenti degli agenti, depositi di merci, un'armeria provvista di armi da fuoco, divise e barili con una strana polverina nera :asd:
    6) Dal cerchio esterno vedi il palazzo di Vassily: è una piccola fortezza tecnologica, decadente ma abbastanza resistente da resistere facilmente ad un ipotetico all'assalto delle forze del Santuario stanziate a Kiev

    Il pattugliamento del Mercato Nero porta alla luce alcune cosette (se scegli l'opzione da "agente"). I mercanti non pagano il pizzo, ma parte della loro merce viene controllata su base quotidiana, soprattutto se importata dagli altri settori o dall'esterno. Gran parte della merce -quella non controllata- viene fornita direttamente dai depositi di Vassily ed i mercanti la comprano per rivenderla a loro volta. Hai accesso unicamente agli alloggiamenti della cinta muraria esterna ed il tuo referente è Mira.

    Scegli pure e posta con calma :zizi:



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    Nei giorni successivi al non tanto piacevole incontro con il Mutato, Dana ebbe modo e tempo di interrogarsi se avesse o meno potuto gestire diversamente la cosa.

    Quando aveva percepito la presenza della creatura avrebbe ovviamente potuto abbandonare Yelena e ritirarsi, e probabilmente nessuno avrebbe commentato nulla. La ragazza certo non sarebbe sopravvissuta per raccontarlo, ma sarebbe stata solo un'altra sfortunata sparizione, quindi il segreto della Sacerdotessa sarebbe stato al sicuro.

    Ma Dana non avrebbe più potuto guardarsi ad uno specchio se lo avesse fatto. E se non poteva sopportarsi lei, come avrebbe mai potuto perdonarla Athena.

    Ma, soprattutto, come avrebbe fatto lei a guardare ancora Athena con gli stessi occhi, se avesse anteposto la vita di un innocente alla sua missione.

    Si fermò a riflettere a lungo su quell'aspetto, cercando una risposta che sapeva non avrebbe trovato. Era lo stesso problema che si era trovata davanti sul ponte, settimane prima: quando si era resa conto che - oltre ai soldati - c'erano anche dei civili probabilmente costretti con la forza ad aiutare nella gestiodei cannoni, la ragazza si era rifiutata di lasciarli morire, preferendo perdere tempo a metterli fuori combattimento e a buttarli lontano, presumibilmente al sicuro.

    Ma così facendo aveva forse contribuito a perdere una delle navi e metà dell'equipaggio? Si, probabilmente si...

    Dunque era giusta la sua pietà? Essere Cavalieri di Athena significava anche dover fare scelte di questo tipo? Ma come si poteva farlo e - al contempo - rimanere fedeli al giuramento di proteggere sempre e comunque gli innocenti?

    Il dubbio la attanagliava, ma ogni volta che incontrava Yelena - o anche solo una delle altre ragazze - e vedeva il modo in cui dopo quegli eventi le si erano strette attorno, faceva una estrema fatica a pensare di avere sbagliato.

    Il dubbio era su come la cosa avrebbe impattato sulla sua missione, dai che era certa che anche gli uomini dell'Ammiravessero saputo dello scontro. Ovviamente era sua intenzione farsi notare dall'organizzazione, ma aveva sperato ciò accadesse più tardi, quando la sua identità di copertura si era ormai consolidata come un elemento stabile del panorama del Distretto.

    Pazienza, si disse infine. Non possedeva il potere di viaggiare nel tempo, quindi quanto era fatto non poteva essere vero cambiato. Le conseguenze avrebbe dovuto tentare di gestirle al meglio: dopotutto era comunque sua intenzione arrivare ad attirare l'attenzione su di sé, solo avrebbe preferito farlo alle proprie condizioni...ma, si sa, anche il migliore dei piani finisce in pezzi nel momento esatto in cui inizia la battaglia, quindi come al solito avrebbe dovuto improvvisare!

    Se l'inattesa pubblicità per il suo gesto era comunque qualcosa di relativamente facile da prevedere, il dono che giunse alcuni giorni dopo dal burbero Antonov la spiazzò completamente: posche anche in quel mondo così devastato, così abbandonato a sé stesso ed alla legge del più forte, sorto proprio ai confini dell'anarchia e dell'illegalità allo stato puro vi fosse spazio per la compassione e per la riconoscenza?

    La sua domanda inespressa ebbe comunque risposta pochi giorni dopo quando, camminando sulle sue gambe ora perfettamente guarite, fu invitata a recarsi nella stanza privata del proprietario della Bald*acca.

    All'apertura dell'uomo lo fissò un istante attraverso la fessura per gli occhi del proprio ampio abito, prima di profondersi in un leggero inchino atto a mostrare i suoi movimenti ora perfettamente naturali, accompagnato da parole di sincero ringraziamento "Mi sento molto meglio, te ne sono grata. E mi dispiace di averti dato incomodo con la mia presenza..."

    Ovviamente aveva sospettato che la facilità con cui Antonov l'avesse assunta fosse dipesa dal fatto che l'Ordine lo annoverasse tra i suoi uomini o - quantomeno - tra coloro che foraggiava affinché gli fingessero da informatori. Come lei aveva scelto la Bald*acca per il suo essere - in maniera del tutto naturale - un crocevia di informazioni della zona, probabilmente la stessa cosa era stata pensata dalla sua Consorella quando si era insediata a Kiev come Somma Sacerdotessa.

    E, forse, la stessa cosa pensava anche Vassily, pagandolo in egual misura per sapere cosa succedesse nei suoi domini. Ovviamente era qualcosa che non poteva essere escluso a priori ed era per questo che aveva preferito mettere in scena tutta la pantomima della musica errante, con lo show del primo giorno e la scommessa con Antonov: in questo modo la sua apparizione avrebbe avuto un contesto e la sua successiva permanenza alla locanda un senso, una giustificazione per gli uomini dell'Ammiraglio legata ai maggiori incassi che garantiva al burbero uomo.

    Antonov continuò a parlare, confermandole per la prima volta in maniera esplicita e Terza ciò che già aveva appreso parlando con le ragazze: il suo essere stata in grado di tenere testa ad un mutato con solo un coltello non era stato completamente ignorato nella zona, confermando che aveva fatto bene ad affrontare la creatura senza usare in alcun modo il Cosmo ma solo il duro allenamento marziale cui si era sottoposta sin da bambina.

    Se lo avesse abbattuto con facilità, infatti, la cosa sarebbe probabilmente parsa sospetta e avrebbe attirato su di lei controlli serrati, mentre così era possibile - auspicabile, quantomeno - che si trattasse più che altro di curiosità: la sua azione denotava certo addestramento e notevole sangue freddo, ma nulla di ricollegabile al sovrannaturale. Qualsiasi militare o paramilitare ml olto ben addestrato avrebbe probabilmente saputo ottenere risultati simili, dopo aver gestito per anni il Chaos del mondo post-Sin.

    In questo senso ciò che Antonov le diede subito dopo la rassicurò un po': l'incolto conteneva infatti i documenti che aveva chiesto alla Arch e, dietro essi, vi era tutta una storia di copertura che avrebbe consentito di giustificare quella abilità nel combattimento. La speranza, ora, era che gli eventi si fossero incastrati correttamente nel tempo, così che gli eventuali controlli degli uomini dell'Ammiraglio fossero svolti dopo la creazione dell'identità fittizia.

    La conclusione del discorso avvenne mentre le dita sottili della ragazza afferravano e controllavano i documenti - che anche al tatto risultarono essere rovinati e vecchi come dovevano essere in quell'epoca - e le lasciato o un sapore agrodolce in bocca.

    Ovviamente sapeva - praticamente da quando l'uomo aveva pronunciato le prime parole cercando di non guardarla in faccia - che avrebbe dovuto lasciare la sua attuale copertura, ma in qualche modo il tono con cui Antonov lo disse la fece sorridere: c'era un affetto sincero verso quel posto e, soprattutto, era sincero quando le disse di stare attenta a non farsi ammazzare.

    "Ti ringrazio per quel che hai fatto." gli rispose con un cenno del capo, percepibile nonostante l'abito "Davvero...Per quel che può valere, qui mi sono trovata bene. Abbi cura delle ragazze, se potrò farlo senza metterle nei guai, tornerò a trovarle..."

    Ciò detto, senza troppe smancerie fece un leggero inchino in segno di rispetto e fece per andarsene. Alla fine, pur con tutte le difficoltà che quel posto e quella vita portava, Antonov era una brava persona, che probabilmente in un mondo diverso avrebbe meritato molto di più dalla vita.

    Dana non tentò di sbirciare con troppa attenzione cosa tenesse sulla scrivania, perché non aveva importanza: che fosse stata una moglie o una figlia perse, o magari un sogno infranto, era comunque qualcosa che lo rendeva umano, e pertanto meritevole della sua compassione. Alla fine, la sola cosa che si sentì di dirgli dal profondo del cuore e con la massima onestà che poteva fu "Grazie, grazie di tutto..."

    In fondo, si disse mentre salutava le ragazze della Bald*acca facendo loro le ultime raccomandazioni come una vecchia nonna brontolona (e, in particolare, stringeva Yelena in un abbraccio più lungo delle altre), era esattamente per questo che lottava, che aveva accettato di entrare in clandestinità per scoprire i segreti dell'organizzazione dell'Ammiraglio. Se fosse riuscita a trovare il modo di decapitarla, anche il Santuario avrebbe potuto fare di più per questa gente.

    Non sarebbe servito molto, e probabilmente non avrebbero potuto fare troppo di più. Ma senza la minaccia degli uomini di Vassily avrebbero potuto iniziare andando tra loro, parlandoci e conoscendoli. I soldati della guarigione avrebbero potuto occuparsi di tenere lontani i mutati per garantire la sicurezza delle ragazze la sera e, piano piano, qualcuno avrebbe potuto iniziare a chiedersi in cosa credessero quelle persone che lo facevano senza domandare nulla in cambio.

    Perché il segreto per entrare nel cuore di questa povera gente era quello, alla fine. E lo era da migliaia di anni: Athena era una protettrice che non chiedeva nulla in cambio per la sua azione, che non pretendeva amore, ma lo conquistava con i suoi fatti.
    Dana ovviamente capiva perché l'Ambasciata del Santuario era stata costruita in un ambiente così sicuro e protetto, ma già dopo solo un mese a Kiev non poteva evitare di immedesimarsi nel modo in cui la gente del lupo la vedeva: una caserma ospitante una forza di occupazione, che nulla faceva per migliorare le loro vite.

    Il giorno seguente attraversò il Mercato diretta alla cinta muraria che lo separava dalla residenza di Vassily, salutando con l'occasione Ian il mercante di spezie e Josef, il ricettatore di argenteria e ottoni.

    Quando giunse alla cinta muraria segui le istruzioni che le erano state date per poter incontrare Mira, sempre cercando di apparire meno pericolosa e ostile possibile.

    Le guardie le diedero appena una occhiata - la maggior parte di loro la conoscevano comunque di vista per essersi incrociati alla Bald*acca - e poi la fecero aspettare in una casupola appena dentro le mura.

    Fu qui, in uno spazio dove era presente solo un tavolaccio con alcune sedie su cui non sedette, in cui la raggiunse Mira. La conversazione iniziale avvenne senza particolari problemi e - una volta pronunciata la frase rivelata da Antonov, la donna le lanciò una lunga occhiata valutativa, come se volesse realmente saggiare ciò di cui era capace.

    A sua volta Dana la studiò senza darlo a vedere, domandandosi che tipo di persona fosse e cosa la spingesse a fare quel che faceva. Purtroppo non aveva molti elementi per esprimere una valutazione - certo meno di quelli raccolti con Antonov - quindi decise che la cosa migliore era per lei quella di sospendere ogni giudizio e partire dal presupposto che non era opportuno fidarsi di lei per nulla più dell'occasione che le stava dando.

    Accettò quindi senza esitazione l'offerta, attendendo che le venissero date indicazioni su come avrebbe dovuto procedere e su quali sarebbero state le sue future mansioni.

    Prestò ovviamente la massima attenzione a recepire ogni indicazione su cosa era consentito fare e cosa no, così come eventuali indicazioni in merito alla gerarchia immediatamente superiore a lei (ovvero quella con cui, presumibilmente, avrebbe avuto a che fare nell'immediato).


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    Status Fisico: in salute

    Status Mentale: determinata

    Parametri: area d'effetto tecniche 15m - Incrinazione cloth Grado 3 - Sensi VI - Velocità Mach III - Punti Eroe 339

    Status Cloth: Silver Cloth della Lira (Grado V) - Integra e Riposta. Al momento consegnata a Yuri.

    Riepilogo azione: accetta la proposta di Mira, concentrandosi per non lasciarsi sfuggire alcuna indicazione o indizio utili a capire cosa si può e non si può fare, dove l'accesso è consentito e dove è vietato, nonché in generale come girano le cose lì.

    Tecniche utilizzate: Cosmo soppresso


    Dana Ivanova Korov
    « Energia Rossa »

    Silver Saint della Lira
     
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